Ieri era la prima notte che passavo da sola. Senza Guido che mi sveglia per la colazione, senza Cecilia e Gabriele che vanno al lavoro presto, senza mia mamma che dorme nella stanza accanto.
E finalmente ho pianto. Finalmente tutto il dolore è uscito. Finalmente si è espresso come doveva, facendomi contorcere nel letto, facendomi vagare per la casa, facendomi abbracciare il mio gatto di peluche, facendomi urlare in silenzio.
Di nuovo. Quanto tempo era? Dopo il mio ex, prima di lui. Single. Sola. Pianti. Lo diceva sempre mia mamma: non sono fatta per stare da sola. Sono sempre stata “fissata”, secondo lei, con questa storia dei ragazzi. Io ero una di quelle ragazzine che voleva un fidanzatino. È un po’ vero. Ho sempre pensato al principe azzurro. Leggevo fiabe, vedevo film, dove l’amore la faceva sempre da padrone. E sono cresciuta con quest’idea, che un giorno, in una situazione estremamente romantica, avrei incontrato il mio principe azzurro con cui passare il resto della mia vita…..
E mi è successo di incontrarlo. Più di una volta. Ma a quanto pare non è mai stato per la vita. Solo che in ogni caso ho sempre pianto, sono sempre stata male. Perché se incontro una persona mi impegno perché sia per la vita. Mi faccio travolgere perché sia per la vita. Perché non devono esserci segreti tra me e l’uomo della mia vita, e cerco di aprirgli i meantri più remoti della mia anima. Per questo se poi finisce rimango malissimo. I sogni che avevo fatto sembrano quelle scene da tv, quando filmano i palazzi minati alla base, che crollano a picco in una nuvola di mattoni svolazzanti.
E piango. Piango perché tutto quello che voglio, un amore per la vita, non è più con me. Piango perché quella persona che mi conosce meglio di me stessa non è più con me. Piango perché se l’amore non c’è io non sono completa. Mi manca qualcosa. Mi manca una parte di me stessa. Sarebbe come chiedere a una mela tagliata a metà di essere felice. Non può. La mela acquista armonia nella sua rotondità. Io acquisto armonia se metà di un intero.
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Zio: Questa testa dura qua quando si mette in testa qualcosa la ottiene. Magari la riva con la lingua fuori, a tucuti, ma la riva. No la ciapa la decision, ma quando che la decide la va fin in fondo.
Mamma: Scantina, è! Come che diseva Michelangelo: “Sta chi la xe Scantina!” (toctoctoc, battendo le nocche sul tavolo)
Eh, si. In tutto. Anche nei rapporti sentimentali. Ma mi sto ripetendo ormai, il concetto lo abbiamo capito…
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Corriere: Ciao, c'è tua mamma?
Sottoscritta: No, ma è roba mia...
C: Ma sei maggiorenne?
S: Ho 28 anni, bastano?
C: Ah, scusa! Li porti benissimo...
(sarà la tuta da ginnastica...)
Me: Can I have a packet of Marlborough please?
Cashier: Yes, but what is your age please?
M: ... 28?
C: Awe, ok! Which type you said?
Segnali chiari: porter anche bene I miei anni, ma se tutti mi scambiano per una sedicenne come faccio a conquistare un trentenne? Come faccio anche solo ad essere avvicinata da un trentenne in un pub? Uno che non sia un pedofilo? Non ho speranze…
sabato 13 novembre 2010
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