lunedì 22 novembre 2010

Prigioniera

Facebook: diventato famoso per essere il cupido degli amici che non si vedono da tempo. E in effetti ne sono stata vittima anch’io, delle sue frecce. Dopo anni ho incontrato un vecchio amico. Per motivi di privacy gli darò un nome fasullo. Diciamo che dopo anni ho rivisto Giovanni. Abbiamo passato una bella serata, chiaccherando con altri dei 10 anni passati. Poi, quando mi ha riaccompagnato a casa, ho scoperto che ha una storia simile alla mia. Ha rivisto un’amica d’infanzia dopo 25 anni, ed è stato un colpo di fulmine, circa due anni fa. Ma dopo un po’ di tira e molla, due mesi fa lei ha deciso di lasciarlo, accusandolo di non darle quel che lei voleva. Lui ha capito il suo errore, ed è disposto a ricominciare. Ma lei è convinta nelle sue decisioni, anche se le sue azioni non sono coerenti, e lo chiama, si arrabbia se lui non risponde, si incontrano, ma dopo ogni incontro lei resta ferma sulla sua decisione. Lui parla di lei con l’aria sognante e nostalgica di chi ha capito cosa ha perso, di chi è innamorato ma non può avere quel che vuole e neppure dimenticarlo. Invidia chi ha lontananza fisica dalla persona che si ama e che non ci vuole.
Non mi era mai capitato di capire così perfettamente una persona, di essere così in simbiosi. E di dovergli dare dei consigli. Ma che vuoi consigliare, a un uomo innamorato? È innamorato, può solo amare.
Io invece sto lentamente impazzendo.
È ancora lunga la strada…
Lunga come la strada nel deserto australiano.
Nell’ondata di cartoni animati ho messo Occhi di Gatto come foto nel mio profilo. Perché mi piaceva guardarlo. E perché avevo detto a mia mamma che da grande avrei fatto la ladra, come loro. Non ho fatto la ladra, ma le mie avventure le ho avute.
E oggi, guardando con Alessandro le foto del mio viaggio, lui e mia madre si sono messi a parlare di quel che potrei farne. Mandarle a qualche televisione, tipo Licia Colò, farne un servizio, che magari potrebbe diventare anche un lavoro, visto che i viaggi che faccio io non sono mai in posti turistici ma sempre in mete un po’ particolari. Perché secondo mia madre sono come il protagonista di Into the wild, che aveva cercato la libertà nella natura ma ne è rimasto prigioniero. Perché secondo loro una volta che inizi a viaggiare non puoi più fermarti. Ma già lo sapevo che ero rimasta prigioniera dei miei viaggi. Ed è da questo che sto cercando di fuggire. Come il protagonista di Into the Wild non poteva più tornare indietro.
Ma perché remate tutti contro? Anch’io ho paura di quel “old travelling bone” che potrebbe darmi problemi in un futuro. Ma spero di riuscire a metterlo un po’ da parte. Io lo so che sono fatta così, che nel profondo sono come Occhi di Gatto. Ma di nuovo, devo saper rinunciare a qualcosa, non posso salvare capra e cavoli ogni volta. Lo so che devo scegliere tra due metà di me stessa, ma non posso fare altrimenti.
Anni fa, quando stavo progettando il mio viaggio di ritorno dall’Australia su una Panda, sognavo di arrivare a Madrid come meta finale. Sognavo di smontare dall’auto, avere migliaia di fotografi e televisioni che mi offrivano lavori come scrittrice o viaggiatrice di professione, partire magari per mesi anche due volte l’anno. Ma ad aspettarmi in tutto quel caos c’era anche l’amore della mia vita, qualcuno che avevo conosciuto prima di partire e che mi aveva aspettato al mio ritorno. Non aveva un volto. Non sapevo chi era, sapevo solo che esisteva. Nel mio sogno si vedeva solo di spalle, per non dargli il volto di nessuno. Mi avvicinavo a quelle spalle chiedendogli “Tre settimane l’anno?” intendendo le ferie che ci saremmo presi se avessimo avuto una vita insieme, una vita normale. “Sì” fu la sua risposta. Mi girai verso i giornalisti e declinai ogni offerta. Avevo tutto quello che avevo sempre desiderato: compiere il viaggio della mia vita e fermarmi con qualcuno.
The family man: io ho visto quello che potremmo essere insieme e scelgo noi.

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