domenica 30 marzo 2008

All the small things

Blink 182
All the small things

All the small things
True care, truth brings
I'll take one lift
Your ride best trip
Always, I know
You'll be at my show
Watching, waiting,
commiserating

Say it ain't so, I will not go
Turn the lights off, carry me home

Na na na na na na na na

Late night, come home
Work sucks, I know
She left me roses by the stairs
Surprises let me know she cares

Say it ain't so, I will not go
Turn the lights off, carry me home


Na na na na na na na na

Say it ain't so, I will not go
Turn the lights off, carry me home
Keep your head still, I'll be your thrill
The night will go on, my little windmill

Say it ain't so, I will not go
Turn the lights off, carry me home
Keep your head still, I'll be your thrill
The night will go on, the night will go on, my little windmill



Le piccole cose
Traduzione by Cristina Innocente


Son piccole
cose quelle
per cui io sto
con te, il meglio.
Sempre saprò
che verrai ai miei show
a guardarmi,
a commiserarmi.


Sai che è così, già lo so se
spengo la luce ed accendo te


Na na na na na na na na na


Dal lavoro
torno fatto,
ci sono rose lì per me
adoro le sorprese sue


Sai che è così, già lo so se
spengo la luce ed accendo te


Na na na na na na na na


Sai che è così, già lo so se
spengo la luce ed accendo te
Il brivido che ti porta via
sono io e tu ti senti già mia


Sai che è così, già lo so se
spengo la luce ed accendo te
Il brivido che ti porta via
sono io e va la notte e tu ti senti già mia




Per Andrea (he knows why)


Sing it!





lunedì 24 marzo 2008

Tre metri sopra il cielo

Passando tra le scrivanie del mio ufficio ho visto un collega che tra una chiamata e l'altra leggeva un libro. Sapendo che lui ne legge molti, cercai di approfittare del suo parere: “Io adesso sto iniziando Tre metri sopra il cielo, mi hanno detto che è bello...” “si, se hai 14 anni” è stata la sua risposta.

Non sono d'accordo. Ora che l'ho letto lo posso dire. Dopo la sua affermazione, lo ammetto, ho avuto paura di leggere quel libro, di leggere una cosa che alla veneranda età di 26 anni non avrebbe dovuto essere indicata. Ed invece no.

Certo, la storia ha come protagonisti due diciottenni. Certo parla di cose che ormai non mi riguardano piu: le interrogazioni a scuola, la prima volta, uscire di nascosto, frequentare chi non piace ai genitori. Non mi riguardano piu direttamente. Ma a nessuno di noi non sono mai riguardate. E sono sicura che, come io mi sono rivista in Babi, in Pallina, in Maddalena, anche mia mamma, quando l'ha letto, si è vista in Raffaella, ma anche lei è stata Babi come mia zia è stata Daniela. Forse i tempi sono leggermente cambiati, dai suoi ai miei, dai miei a quelli del libro. Ma quando l'ho letto una serie di ricordi e di verità sono riaffiorate nella mia mente, ad ogni frase del libro una situazione risbucava da un cassetto della memoria. E cosa ancora piu sconvolgente: ho visto mia madre e mio padre com'erano a diciott'anni, così diversi eppure così vicini.

Vi concedo che il linguaggio e lo stile sono molto semplicistici. I dialoghi spesso irreali e fiabeschi. Come dice la mia amica Laura: non possiamo riconoscere a Moccia di scrivere veramente bene.

Quello che mi ha più interessato del libro è sicuramente il motivo di Babi e Step: rappresentano entrambi la natura violenta dell'essere umano. Che l'una autocontrolla, l'altro no.

Quanto possa essere reale Step non lo so. Nell'arco di un libro è stato malmenato per nulla, abbandonato dalla madre, lasciato dalla ragazza che ama (bello il suo pensiero da duro adulto nel chiamarla la sua donna: è un'esaltazione di lei ma anche un chiaro segno di possesso) ed ha perso il suo migliore amico. Forse troppo. Troppe scuse per perdonarlo. Ma ad essere sincera: il mio 10 e lode lo vorrei anch'io. E scusate se vi sembra troppo romantico per una 26enne.

Di Step mi sconvolge la semplicità con cui mena le mani. Picchia uno un attimo prima, si pente di dare una testata ad un vecchio indifeso e riaccompagna a casa Babi un attimo dopo con la normalità di chi è uscito a prendere il pane ed ha incontrato un vecchia amica. In tutte le scene in cui picchia le persone o in cui la sua violenza si scatena la sua brutalità è sempre esplosiva, improvvisa, veloce. Molti direbbero un suo modo di comunicare. Io forse lo vedo più come un modo di essere, intrinseco e imprescindibile, che si mescola a tutte le altre sue sfaccettature. Non so se lui possa veramente cambiare. Lui è così, non è una sua reazione al primo pestaggio ricevuto, non è il fatto di frequentare certa gente. Lui non deve (e non può) cambiare, deve piuttosto sviluppare l'autocontrollo.

Esattamente l'opposto di quello che deve imparare a fare Babi. Lei si autocontrolla troppo. Ma anche lei può esplodere, e forse la sua reazione è vista più violenta di altre proprio per il contrasto che provoca con la sua quotidianità. Ma questa reazione cosi violenta non è altro che lo sfogo di violenze accumulate e non liberate ad una ad una. Sì, represse. Perchè non ci si può ribellare a una nota della prof, a uno schiaffo della madre. E tutto resta dentro. E prima o poi esce.

Quello che c'e' di sbagliato nel rapporto tra Babi e Step è il fatto che Babi cerchi di imporre la sua ragione su quella di lui. Per quanto la violenza possa essere sbagliata, non è con la repressione che la si fa svanire. Piuttosto con la consapevolezza e con la canalizzazione. Nonostante Babi ci abbia provato per mesi, quello che ha fatto “cambiare” Step è stato infine il fatto di realizzare l'inutilità della sua azione e quello di trasformarla in una corsa in moto. Almeno Step trova il suo modo di reindirizzare la sua violenza alla fine del libro. Babi invece ritorna nel suo idillio iniziale (apparentemente). Alla fine è Babi che non cambia, che ritorna sui suoi passi dopo il suo momento di evasione. In fin dei conti, il suo atto di violenza è stato lo stesso Step e la sua storia con lui. Forse però ci ha messo troppo in questo sfogo. E l'esagerazione di violenza, di evasione e trasgressione non sono potute durare. Invece però di accettarle e conviverci, Babi ha deciso di reprimerle nuovamente. E di tornare punto e a capo.

E ovviamente, tre metri sopra il cielo tutto questo si mescola e si azzera.

martedì 11 marzo 2008

Maenner sind Schweine

Die Ärzte
Männer sind Schweine

Hallo, mein Schatz, ich liebe Dich.
Du bist die Einzige für mich.
Die anderen find' ich alle doof,
deswegen mach ich Dir den Hof.

Du bist so anders, ganz speziell.
Ich merke sowas immer schnell.
Jetzt zieh Dich aus und leg Dich hin,
weil ich so verliebt in Dich bin.

Gleich wird es dunkel, bald ist es Nacht,
da ist ein Wort der Warnung angebracht.

Männer sind Schweine.
Traue ihnen nicht mein Kind.
Sie wollen alle das Eine,
weil Männer nun mal so sind.

Ein Mann fühlt sich erst dann als Mann,
wenn er es Dir besorgen kann.
Er lügt, daß sich die Balken biegen,
nur um Dich ins Bett zu kriegen.

Und dann am nächsten Morgen weiß er,
nicht einmal mehr wie Du heißt.
Rücksichtslos und ungehemmt,
Gefühle sind ihm völlig fremd.

Für ihn ist Liebe gleich Samenverlust.
Mädchen, sei Dir dessen stets bewußt.

Männer sind Schweine.
Frage nicht nach Sonnenschein.
Ausnahmen gibt's leider keine.
In jedem Mann steckt doch immer ein Schwein.

Männer sind Säue.
Glaube ihnen nicht ein Wort.
Sie schwörn Dir ewige Treue,
und dann am nächsten Morgen sind sie fort.

Yeah, yeah, yeaaah

Und falls Du doch den Fehler machst,
und Dir 'nen Ehemann anlachst,
mutiert Dein Rosenkavalier
bald nach der Hochzeit auch zum Tier.

Da zeigt er dann sein wahres Ich,
ganz unrasiert und widerlich.
Trinkt Bier, sieht fern und wird schnell fett,
und rülpst und furzt im Ehebett.

Dann hast du King Kong zum Ehemann,
drum sag' ich Dir denk' bitte stets daran.

Männer sind Schweine,
traue ihnen nicht mein Kind.
Sie wollen alle nur das Eine,
für wahre Liebe sind sie blind.

Männer sind Ratten.
Begegne ihnen nur mit List.
Sie wollen alles begatten,
was nicht bei drei auf den Bäumen ist.

Männer sind Schweine.
Frage nicht nach Sonnenschein.
Ausnahmen gibt's leider keine.
In jedem Mann steckt doch ein Schwein.

Männer sind Autos,
nur ohne Reserverad.

Yeah, yeah, yeah, yeaaah



Gli uomini sono maiali

Traduzione by Cristina Innocente

Tesoro, ciao, io amo te,
ci sei soltanto tu per me.
Le altre non sono un gran che,
la corte io la faccio a te.

Tu sei diversa, sei speciale,
il mio fiuto è proverbiale.
Adesso usciamo insieme, dai,
che sono già cotto, vedrai.

Presto vien buio, notte è già,
perciò un suggerimento ti si da:

sono maiali
gli uomini, bambina mia.
Vogliono solo una cosa,
sospetta e scappa via.

Un uomo poi si sente tale
solo se se la fa dare.
Quante balle ti avra detto
solo per portarti a letto!

E il giorno dopo non saprà già
più neppur che nome c'hai,
senza riguardo piu per te,
ma il sentimento che cos'è?

Per lui l'amore non è altro che
una spruzzatina di seme...

Sono maiali,
ma che ti puoi aspettar?
E non ci sono eccezioni,
dentro ogni uomo sempre un porco c'è.

Sono dei porci,
di loro non ti fidar.
Ti giurano amore eterno
e il giorno dopo, guarda, se ne van.

Yeah, yeah, yeah

E se l'errore tu farai
ed un marito troverai
vedrai il tuo principe azzurro
diventare un buzzurro.

Dopo il sì si mostrerà
sciattone come è in realtà,
ciccione tra birra e tv
che rutta e puzza sempre più,

e tuo marito sembra king kong,
percio ti dico pensa a tutto ciò.

Sono maiali
gli uomini, bambina mia.
Vogliono soltanto una cosa,
l'amore non sanno che sia.

Son tutti ratti,
l'astuzia sempre devi usar.
Se le farebbero tutte,
a loro basta che respiri!

Sono maiali,
ma che ti puoi aspettar?
E non ci sono eccezioni,
dentro ogni uomo un porco c'è.

Son come auto
senza ruota di scorta.

Yeah, yeah, yeah!



Sing it!

venerdì 7 marzo 2008

Disonestà

La disonestà mi dà fastidio. Al sito dei guerrieri ho comprato una frittella, mi ha detto 5 yuan, gliene ho offerti 3, ha detto ok, gli ho dato 5 yuan, mi ha dato il resto… 1 yuan!!! Glel’ho fatto vedere e gli ho detto “3!” e lei ha inizito a dire “sorry! Sorry!” e mi ha dato un altro yuan… mentre tutti gli altri cinesi attorno a lei ridevano! Dico, mi hai già preso per il culo una volta, devi continuare? Mica perché sono straniera sono stupida! Ok, forse non riesco a capire il giusto prezzo da pagarti, ma non trovo giusto che tu ci debba speculare. Non sopporto le multinazionali che producono in Cina e rivendono in Europa, perché ci speculano. Non sopporto i locali di Lignano e Bibione perche’ spennano inutilmente i turisti che non hanno scelta. E non sopporto i cinesi che triplicano i prezzi solo perche’ sono straniera. Per quanto a me non cambi pagare 20 o 30 centesimi di Euro una frittella, semplicemente non è giusto.

Conclusione

Guardo indietro e so già
che cosa troverò
nel mio passato:
i regali che mi ha
fatto il tempo e che avrò
per sempre addosso:
luoghi, persone, tramonti, città,
autogrill, motorini, gazzette nei pub,
fidanzate perdute, trovate, motel,
libri, dischi, profumi che ho in me.
Uno in più…

883

Cina - dal diario di viaggio

La croce fatta con le dita non e’ vade retro, ma vuol dire semplicemente 10! Mentre la cornetta del telefono (pollice e mignolo in fuori) significa 6!

“Idalì? Football!”

Contrattare: non si riesce mai a capire cosa gli si può dare e cosa no. Certo il prezzo da cui partono è altissimo, ma mi sa che ormai il prezzo reale delle cose non e’ la meta’ di quello che dicono, ma almeno un terzo… Spesso ti sembra di aver contrattato bene e poi vei che si mettono a parlare in cinese e ridono… e li’ capisci che ti hanno fregato… Ma ormai hai detto “ok” e non puoi più ritrattare…

L: “I cinesi… hanno inventato tutto loro!”

Abbiamo scoperto dove vanno in vacanza gli israeliani…
Il senator LH
Il ragazzo del teatro a chengdu
La coppia a lijiang
Il ragazzo sulla tiger Leaping Gorge

L: “Abbiamo incontrato 3 tipi di persone: quelli indefinibili, con i quali nemmeno il linguaggio dei segni è riuscito a stabilire una comunicazione; i commercianti, che appena ti vedevano arrivare gli si illuminavano gli occhi con il simbolo del $; e i curiosi, che cercavano di vedere il mondo attraverso te che sei straniero,coprendoti di domande, un po’ in inglese, un po’ come capitava.”

L: “In un solo viaggio abbiamo visto 4 cose uniche al mondo: la grande muraglia, le statue di teracotta, i panda, la pesca con i cormorani.”

L: “Abbiamo una buona stella che ci accompagna, qualunque cosa facciamo alla fine risulta essere la soluzione migliore!”

Al sud hanno sicuramente frutta strana, mai vista, ma buonissima e molto saporita. La cucina migliore invece è a nord!

L: “Le donne in Cina cantano spesso.”

L: “In Cina tutto è grande! Bisogna pensare in grande!”

L: “Ma come funzionano qui le file?”

Chengdu:
L: “Devo mangiare più verdura, altrimenti qua è grave…”
Shangri-La:
“Prima che passino 24 ore riceverai la visita di 5 sciolte…”
L: “Ma come è possibile? Non c’ho più niente!”
Mangia, mangia verdura tu…

C: “Le cartoline!”

La frase preferita dal Matera:
L: “Cristina… relax!”

Tutti gli animali del Matera:
il serpente
il panda
il cormorano

I mezzi di trasporto? Li abbiamo presi tutti!
AEREO (Chengdu -> Lijiang, Kunming -> Guangzhou)
TRENO (Beijing -> Xi’an, Xi’an -> Chengdu, Guangzhou -> Hong Kong)
METRO (Beijing, Hong Kong)
BUS (interurbano: Shangri-La -> Lijiang -> Dalì -> Kunming; urbano: Xi’an)
TAXI (Beijing, Chengdu, Guangzhou)
CAMIONCINO (il modello più venduto di tutta la Cina!!!) (Beijing, Chengdu, Lijiang, Tiger Leaping Gorge, Shangri-La, Dalì, Kunming)
TRAGHETTO (Hong Kong)
BARCA (Dalì)
RISCIO’ (a motore: Beijing; a pedali: Chengdu)
BICICLETTA (Beijing)
Va bene, lo ammetto: mancano tram, scooter, pattini e cavallo!

Per il resto rimandiamo alle foto…

Cristina e Luca

Hong Kong - dal diario di viaggio

L: “Pensavo di aver visto tutto, ma questa stanza è più piccola della mia!”
L: “Mi manca l’aria qua dentro!”

C: “Finalmente qui guidano dalla parte giusta!”

C: “E’ la mia prima metropoli moderna!”

La principale differenza tra Hong Kong e le altre città cinesi? La mancanza d’aria, di spazio. Non c’è più gente, ma è più concentrata. Pechino è una massa informe che si muove a casaccio in spazi enormi, Hong Kong è una massa notevole che si muove ordinatamente in spazi ristretti, che la rendono più caotica di Pechino.
Hong Kong non è Cina.

L: “Stai attenta perché qui l’inglese lo parlano meglio di noi!”

L: “Che facce tristi che hanno qui.”

L: “Da quando siamo arrivati in questa città abbiamo iniziato a spendere, abbiamo perso il controllo di quanto stiamo spendendo, non lo possiamo fermare e non ce ne stiamo neppure rendendo conto!”

L: “Ti ricordi quando ti dicevo ce mi avresti potuto lasciare qui, che mi sarei adattato, avrei imparato il cinese… Ti prego, portami con te!!! Non c’è niente che mi piace qui!!!”

L: “In questa città posso fare solo foto astratte!”

Dal Victoria Peak:
C: “non ti sembrano pezzi di lego che puoi prendere con una mano e spostare?”

L: “Qui a Hong Kong sono ricchi, si vede dalle persone che girano per strada. Non mi piace tutta questa ricchezza ostentata, ma è l’unica cosa che può abbellire questa città di cemento.”

L: “Prima di andarmene lo devo fare… lavarmi i capelli mentre son seduto sul cesso…”

A quanto pare mezza giornata ci è bastata… ma penso che possa offrire molto di più, ad avere il tempo…

Aeroporto:
L: “Speriamo che non ci capiti come a Leonardo… ‘… e li vennero a recuperare dopo un mese… ormai parlavano solo cinese… quando gli porsero del cibo si rifiutarono di usare le forchette…’”

Guangzhou (Canton) - dal diario di viaggio

C: “Possibile che negli ostelli più sgangherati della Cina, sperduti in mezzo alla campagna, parlino meglio l’inglese che negli alberghi di lusso di Canton?

C: “Hai mai visto un letto tondo con uno specchio sopra?”

Aiutare il prossimo, per la proprietà transitiva...

Sophie: di Canton, è stata in ferie con un’amica a Lijiang da altri amici, le abbiamo incontrate all’aeroporto di Kunming, dove gli abbiamo chiesto cosa fosse successo al nostro aereo. Ovviamente era in ritardo di 4 ore! Poco dopo ci hanno avvisato che mostrando il boarding pass al gate ci avrebbero dato la cena, perché avevano capito che non l’avevamo capito! Le abbiamo reincontrate sull’autobus fuori dall’aeroporto, quando hanno dovutofare da interpreti tra noi e la controllore che non capiva dove volevamo andare. Parlando parlando, vengono a scoprire che non abbiamo un posto dove dormire, e si offrono di chiamare l’ostello della guida per vedere se hanno posto!!! Ma nessuno risponde, allora chiamamo un albergo (un po’ caro) vicino alla stazione Est, da dove partiamo noi per hong Kong la mattina successiva… prenotato l’albergo, ci da’ un foglietto con il nome e l’indirizzo scritti in cinese, il numero dell’albergo e il suo numero di cellulare “if you have any problems”. Scesi dall’autobus, la sua amica ferma un taxi per se’ e uno per noi e spiega al nostro la direzione, non dimenticandosi di dire che sarebbe meglio l’indomani prendere un taxi blu, rosso o giallo…

Commento di Luca: “Se ti sento parlar male dei cinesi anche solo una volta…”

Qualsiasi cinese che parlasse inglese abbastanza da capirci ci ha sempre aiutato. Capivano il nostro disagio e il nostro bisogno di risolvere un problema, e si attivavano per fare qualcosa. Forse è vero, molti lo facevano per denaro, ma il fatto di aiutare qualcuno in difficoltà fa parte del carattere, della cultura di un popolo. Qui in Cina tutti si aiutano, e tutti conoscono qualcuno che ti può aiutare. Fare una telefonata a qualcuno che parla sia cinese che inglese per fargli tradurre è normale per chi lo fa, non disturba chi lo riceve.

Appena fuori dalla guesthouse di shangri-la una serie di uomini ci hanno avvicinato dicendo “Car?” ma sembrava che non riuscissimo a capirci molto. Allora uno di loro ha preso il cellulare, ha chiamato qualcuno e ce l’ha passato. Era Ellen, che parlava sia cinese che inglese, e ci ha detto che questo signore ci stava ofrendo l’auto per due tre ore a 100 yuan (un buon prezzo). Abbiamo detto sì e abbiamo fatto forse la più bella gita della vacanza nei villaggi circostanti.

A Lijiang dovevamo prenotare il volo per Hong Kong o Canton, ma al’agenzia a cui ci hanno portato non parlavano inglese, come l’autista del taxi, e allora hanno chiamato Lilian, la ragazza della guesthouse, perché potesse tradurre le nostre richieste.

In Cina, chi sa l’inglese non fa parte di un’elite. Deve solo essere pronto ad aiutare gli altri più di prima. Ed a farlo volentieri.

Dali - dal diario di viaggio

L: “il cesso è proprio un cesso… puoi farti la doccia mentre fai i tuoi bisogni, risparmi sulla carta, che tanto non c’è. I piedi? Ma sì, datti una sciacquata anche a quelli là dentro! E se ti giri verso sinistra puoi lavarti anche i denti…”

L: “Il mercato interstiziale è quella nicchia di mercato che nessuno copre, sno dei buchi lasciati tra un servizio e l’altro. Qui in Cina hanno coperto pure quelli! Scendi dall’autobus e trovi la ragaza che parla inglese per contrattare un taxi che ti porti fino in ostello!”

L: “La Cina è ormai un misto di tradizione e modernità: scommetto che qui i contadini zappano la terra ancora a mano, ma hanno tutti il cellulare! Come quelli che tra le montagne sperduti hanno però l’antenna parabolica!”

L: “La pesca con i cormorani mi ha lasciato un po’ perplesso: io mi immaginavo su una barca a guardare lui che pescava su un’altra, invece ha anche fatto un po’ di circo per noi turisti. Peccato!”

L: “Mi piace dire “domani” alla gente: mi danno le informazioni che voglio senza sapere che domani parto… lo shopping si deve fare la sera!”

L: “Qui a Dali lavorano il marmo in modo particolare, fanno quasi dei dipinti che poi mettono come ornamento sulle case. Mi chiedo come lo lavorino.”

giovedì 6 marzo 2008

Shangri-La - dal diario di viaggio

I backpackers che ci consigliano il letto in ostello a 15 yuan quando con 50 si puo’ avere una doppia en suite con doccia architettonica!

L: “Questi ballano tutti insieme in piazza. E’ una cosa bellissima.”

Entrati in un ristorante a Shangri-La abbiamo chiesto cosa c’era da mangiare, e ci hanno detto che c’erano solo cose piccanti (linguaggio del corpo…) Allora ci hanno fatto cenno di andare in un altro ristorante, ma siccome non avevamo capito quale esattamente ci hanno accompagnato.. ok, come ha detto Luca: “ci stai portando da tua sorella?” però a qualche parte ci ha portato… aiutare il prossimo, per la proprietà transitiva…
L: “Io a casa ho le melanzane nell’orto, mia mamma ci fa la parmigiana, ma un gusto così non l’avevo mai sentito!”

La ragazza del bar di Shangri-La ci ha detto dove comprare il tè dai mille sapori…
L: “Mmmm… mi sfugge il 999simo…”

L: “I cinesi non fanno turismo… invadono il territorio!”

C: “Guidano lentamente da queste parti…”
Il tassista da qiaotou a shangri-la
L’autista che ci ha portato nei villaggi attorno a shangri-la

La gita nei dintorni di Shangri-La: ci ha portato un autista locale, che proveniva da uno dei piccoli villaggi lì attorno, non parlava una parola di inglese, ma era intelligentissimo e fantasioso, siamo riusciti a comunicare benissimo con il linguaggio dei segni!
Il posto era meraviglioso: allevamenti di yak (buoni!) e un lago contornato di fattorie, donne del luogo che scherzavano con lui e non volevano essere fotografate. Lanciatore di sassi esperto, ci ha insegnato la tecnica. Il suo giudizio: io, ok, Luca… tirata d’orecchi! Si divertiva farmi tirare le orecchie a Luca…

L: “Tra un po’ qua ci mettiamo a cantare “nella vecchia fattoria”!”
Chi = gallo
Giù = maiale
Gnu = yak
Ma = cavallo (l’unica che il Matera già conosceva, reduce dalla tiger leaping gorge!)
? = cane

L: “Che pace che c’è in questo posto!”

L: “Mi ha fatto cenno che i bambini non si possono fotografare…” (l’autista)

Buono lo yak!

Anche al monastero una bambina ha messo la mano davanti al viso per non farsi fotografare.

Passeggiare per il monastero di shangri-la: guardi la via deserta davanti a te, giri la testa a destra per guardare le guglie dorate del monastero risaltare sullo sfondo scuro del cielo nuvoloso, e rigirare la testa in avanti un secondo dopo per trovare un maiale di fronte a te che sta attraversando la strada!
Il monastero di shangri-la: un assaggio di Tibet! Coloratissimo. Con tanto di monaco che si allena a fare il vocione.
I monaci però non vanno più a piedi scalzi, ma con le scarpe da ginnastica, hanno il cellulare e la sera escono in centro con i loro amici punk… shangri-la non è il tibet, e speriamo che il tibet resti chiuso ancora per un po’ al turismo di massa…
L: “Mi piacerebbe sapere con chi è al cellulare quel monaco e cosa si stanno dicendo!”

Tiger Leaping Gorge - dal diario di viaggio

Pensi di dirigerti verso le montagne… ed invece no! Devi pagare l’entrata!

L: “Il più bastardo è stato quello del mulo. Pian piano ci ha seguito facendo finta di fare la nostra stessa strada, e poi dopo è venuto fuori che voleva farsi pagare. A noi ha fatto sicuramente comodo, ma doveva dirlo dall’inizio.”

I due cinesi incontrati alla naxi Guest house: lui si è fatto 6 ore di cammino senza poter piegare il ginocchio! Almeno loro ci hano saputo dire il nome di quel frutto comprato sul treno per cheng du: gu niang, un frutto che al sud non conoscono, e non si fidano a mangiare!

L: “Non farmi fermare in salita! Non mi piace! Aspetta che mi giro… oh, in discesa va meglio!”

Ma sarà possibile pagare per fotografare un paesaggio?
Israeliano: “This is nature, belongs to everybody!” rivolto alla fruttivendola che cercava di estorcerci 8 yuan…

I Naxi sono un popolo matriarcale. Quando siamo arrivati nelle loro guesthouse sulla tiger Leaping Gorge non lo sapevo, anche se sentivo che qualcosa non era al posto giusto… quando l’ho scoperto ci ho ripensato, e in effetti le guesthouse erano tutte gestite da donne, gli uomini praticamente non c’erano! Saranno stati a lavorare i campi, direte coi. Ed invece a lavorare i campi ci vanno comunque donne, le si vede in giro durante il cammino. In fin dei conti, non so quanto possa essere vantaggioso per noi donne una società matriarcale…

Persone incontrate sul sentiero della Tiger Leaping Gorge: tutte persone di madrelingua inglese (o quasi) un po’ troppo pieni di se’ e disperatamente legati al lro origiaio ovest. Da ricordare l’australiano e la ragazza di Hong Kong che ci hanno dato qualche consiglio per uando vi arriveremo: comprare canon: le svendono/cercare i voli anche per Guangzhou a sole due ore da Hong Kong, spesso i prezi sono più bassi/cambiare tutti i soldi cinesi prima di imbarcarsi, perché fuori dalla Cina non li cambiano!
Amanda: americana, sta trascorrendo un anno a Pechino. Magari lo stipendio è basso, ma con inglese e cinese all’attivo chi la ferma…

L: “Ma quante cascate ci sono lungo questo sentiero? La prima volta che vado in montagna ne vedo quattro!”

L: “Dopo ogni curva c’è un paesaggio nuovo, una sorpresa!”

L: “Ma guarda che belli questi sassi! Mi piace pensare che siano laccati d’argento…”

L: “Ma perché tu non vedi niente per prima? Beh, forse perché sei dietro…”

C: “Andare in montagna con qualcuno che non ci è mai stato è interessante!”

Tornare dal Tina’s a Qiaotou in auto con un cinese: scoprire che c’è un’auto che va a Shangri-la allo stesso prezzo dell’autobus!!!
Il cinese sul taxi dal tina’s a qiaotou: un tipo da foto!

Rainman: “never refuse a cigarette offered by a chinese, it’s a symbol of friendship.”
E anche alla Innocente toccherà fumare…
Tassista: “another?”
C/L: “no, thanks!!!!”

Lijang - dal diario di viaggio

Prima parte

Il piccolo pub la prima sera a Lijiang:
lo gestiscono marito e moglie, lei dello yunnan, lui della cina centrale. Lei sa cucinare e serve ai tavoli, lui suona la chitarra seduto su un cesso per allietare gli avventori.
Clienti: un gruppo di ragazzi di Kunming in ferie che ci hanno invitato di sopra a giocare a poker… che in realtà era un gioco di gruppo dove c’era un master e gli altri dovevano indovinare qualcosa, dovevano indovinare alcuni di loro che avevano pescato delle carte dal mazzo, a volte chiudevano gli occhi, e quesi indicavano qualcuno, poi li riaprivano ed ognuno esprimeva la sua ide. Ovviamente tutto in cinese, perciò non siamo sicuri di nulla…
Una delle ragazze parlava inglese ed ha tradotto le nostre richieste alla ragazza del bar… aiutare il prossimo, per la proprietà transitiva…
E la innocente affronta per la prima volta i semi di girasole…

L: “Queste banane sono buone, anche se hanno qualche ammaccatura…”
C: “QUALCHE?! Sembrano Rocky Balboa alla fine di un incontro!”

L: “I cinesi fanno la raccolta differenziata a mano… d’altra parte di manodopera ne trovano, anche se impiegano le persone più povere.”

L: “Quanta bellezza ci siamo persi per stare a dormire!”

L: “Questo posto è bello, ovunque ti giri, da qualsiasi parte lo guardi, è bello!” (parco di Lijiang)

Gli israeliani che vanno a fare una gita dove andiamo anche noi!

Stiamo andando da lì a là, poi torneremo da là a lì e andremo da lì a lì!
(stiamo andando da Lijiang a Shangri-La, poi torneremo da Shangri-La a Lijiang e andremo da Lijiang a Dalì!)


Seconda parte

Guy: “Here it’s cheaper, because we do the manifactures here and we send them to other shops. You won’t find any cheaper!”
L: “Ok, I trust you!”
And it was true!

C: “Massaggio cinese? TORTURA cinese!”

L: “Se dovessi consigliare un viaggio, direi 15 giorni solo da Shangri-la a Guilin.”

Cheng Du - dal diario di viaggio

Treno da Xi’an a Chengdu:
La Innocente stava nel reparto ospizio, e sul letto in cima… dialogo zero… tranne che con il controllore, che non parlava inglese edè andato a pescare uno studente in un altro vagone per fargli fare da traduttore!
Il Matera stava in comparto (se cosi’ si puo’ chiamare, visto che le porte non ci sono!) con un gruppo di ragazzi… Rainman, uno di loro, e la moglie sono rimasti a parlare fino notte fonda…
Un’altra ragazza ci ha dato qualche indicazione su Chengdu, e Rainman e sua moglie sono venuti con noi in ostello… Poi ci hanno portato loro in giro per Chengdu, e siamo andati a Jinli, una parte della città pedonale piena di negozietti, ristoranti e bancarelle… Luca ne rimarrà affascinto…
I cinesi sono molto ospitali, l’ospite è davvero sacro qui… Rainman ha voluto pagare praticamente tutto, anche se noi abbiamo tentato di offrire qualcosa. Alle bancarelle del cibo sembrava una gara: partiva Rainman e tornava con qualcosa per tutti, allora pariv Luca e tornava con due piatti, allora partiva Rainman di nuovo e avanti così…
Durante il pranzo abbiamo chiaccherato un po’, Luca ha scoperto che il Kamasutra non è di origine cinese (Rainman “chinese people do something, ut don’t speak about it”, imbarazzatissimo… così abbiamo scoperto che il sesso è un argomento tabù qui in Cina… anche se ci ha chiesto com’e’ un “french kiss”!)
Rainman ha cercato di spiegarci la religione cinese, o meglio, noi gli abbiamo chiesto come fosse la religione cinese, ma lui ne ha parlato più come se fosse una filosofia. Il discorso non è durato molto purtroppo (R: “I can explain it, there’s a lot to say about it, but it’s so difficult to me to say so deep things in English” e lo capiamo…), ma sappiamo che i cinesi più che idoli hanno ideali che venerano, e al giorno d’oggi l’ideale che hanno è “money”. Ma vi immaginate un miliardo e tre di cinesi determinati cosa possono fare con il denaro come ideale?
Ho scoperto di aver comprato uno zainetto che è un falso, poiché qui la roba di marca costa quanto in Italia e la si trova solo nelle shopping malls, mentre nei mercati lungo le strade si trovano più che altro falsi. Ma come dice Rainman “they are both chinese manifacture!”
Rainman voleva pagarci anche l’entrata anche al tempio dell’imperatore, ma (per fortuna) non aveva abbastanza soldi… In compenso si è rifatto pagando una guida!
Con la guida mi sono sentita un po’ ignorante: a volte diceva “You know this, right?” e noi scuotevamo la testa, ed un paio di volte ho visto una punta di sdegno nella sua espressione. Credo che potrei avere la stessa espressione se chiedessi a qualcuno “Conosci Giulio Cesare, vero?” e mi rispondese di no!

Rainman: “Many people, many problems!”

Sul treno per Chengdu ci hanno raccomandato di assaggiare l’hotpot, tipico della zona, e ci hanno detto che la città è famosa per le spezie… il giorno dopo abbonamento al bagno, ma era proprio buono!

Abbiamo conosciuto un senator LH! Stava nel nostro ostello a Chengdu, israeliano, ma che tipo assurdo! Indefinibile!

L: “La foto col panda? Non me la perderei per nulla al mondo!”
C: “Ma scusa che gusto c’è a poterlo toccare attraverso il guanto di plastica?”
L: “Non importa, ne senti l’odore, il calore.”

L: “Il parco dei panda? No, glielo devo dire a quelli dell’ostello, 3 ore non bastano, ce ne vogliono almeno 4 per goderselo! Odio le gite organizzate!”
… pensate che gliel’abbia detto?
J

People’s park: un sacco di gente riunita in punti diversi del parco a fare attività diverse: spettacoli di danza antica e musica tradizionale, ma anche balli di gruppo e di coppia… non potendo trascinare Luca nell rielaborazione cinese della salsa, mi dedico ai balli di gruppo…
… invitata da un signore che parla malissimo l’inglese e che mentre tento di riprodurre la macarena cinese inizia a bombardare Luca di domande, creando attorno a lui una piccola folla di curiosi…
Anche la vecchietta che ci è venuta incontro e ha tentato di insegarci una canzone (con scarsi risultati) ha creato una piccola folla di curiosi attorno a noi…
La ragazza del treno da Pechino ci aveva detto che spesso i cinesi non rivolgono la parole agli stanieri perché sono insicuri: studiano l’inglese a scuola, spesso con insegnanti non madrelingua (come in italia!) e non pensano di riuscire a comunicare… Sono però abbastanza curiosi da fermarsi ad ascoltare cosa succede quando uno di loro, spesso quello con l’inglese peggiore, attacca bottone con uno di noi.. a quel punto sbucano fuori moltissime persone che parlano l’inglese meglio di noi!
La stessa ragazza del treno da Pechino si è mesa a chiaccherare con noi perché una signora non riusciva a spiegarsi e lei a tradotto.
La vecchietta della canzone al people’s park non sapeva molto l’inglese, ma ci ha salutato con “good morning” ed ha iniziato a cantare attirando altra gente che sapeva parlare l’inglese molto bene!
Il vecchietto che mi ha invitato a ballare al people’s parkparlava malissimo linglese, ma ha attirato la folla attorno a Luca, tra cui anche qualche giovane che parlava inglese!

Il tassista che ci ha portato all’aeroporto di Chengdu:
Ha promesso di ortarci in aeroporto in 40 minuti, e cosi è stato! Sì, ma che fifa per strada! Per fortuna gli è suonato il cellulare…
Il tassista che risponde al telefono: “uei! Ce so, ce so!”

Xi'an - dal diario di viaggio

C: “Xi’an e’ una citta’ piccola, vero?”
L: “Si…”
C: “Sai quanti abitanti ha?”
L: “2-300.000…”
C: “3 milioni!”

The girl on the train from Beijing:
Secondo Luca piena di armonia. Viene da una regione vicino Shanghai ma studia informatica a Xi’an. Abbiamo scoperto che nelle maggiori città cinesi lo stipendio minimo e’ di circa 3000 yuan, facendo carriera si puo’ arrivare anche a 4000-5000. A Xi’an basta meno, lo stipendio minimo è di 2000 yuan, ma in molti posti bastano anche solo 700 yuan al mese per vivere!
Ci ha raccomandato il quartiere musulmano di Xi’an e la via musulmana per andare a mangiare.
La ragazza che le sedeva accanto invece ci ha spiegato che la scritta che abbiamo visto sulle mele a Pechino porta soldi… Peccato non averle comprate! Le scritte appaiono perche’ i contadini ci attacano della carta quando la mela è ancora acerba, e quando il sole la matura vi resta impresso un segno più chiaro, a forma di ideogramma.
Il tutto e’ iniziato da una signora che mi ha visto scrivere sul diario e ha detto qualcosa in cinese che ovviamente non ho capito, allora le ho dato il diario e lei ha scritto qualcosa in inglese, poi non ci capivamo lo stesso e allora quest’altra ragazza (la studentessa) ha iniziato a tradurre… Mentre questo succedeva, Luca ha notato almeno una decina di persone che si erano voltate a guardare cosa stava succedendo!

Salary: in big cities like Shanghai or Beijing the minimum is 3000 yuan, after a while can grow to 5000 yuan. In Xi’an is less, around 2000, but in many little cities 700 is enough to live.

Xi’an is a dry area.

If there were les people in China our way of life would be better.

I cinesi sono incredibilmente curiosi; anche nei ristoranti quando un cameriere non capisce qualcosa eccone sbucare altri sette che cercano di capire la situazione (e penso che cherchino anche di risolverla, ma siccome lo fanno in cinese mi e’ difficile giudicare…)

C: ”E tu che volevi prendere l’aereo…”
L: ”E tu che cominci a cambiare idea su cos’è il viaggio…”
Mi sono resa conto che il viaggio non è na linea retta che va da un punto a un altro, e neppure curva. Non è una linea, ma un insieme di punti, momenti, frasi, parole, profumi, pensieri, che uniti tutti insieme parlano da un inizio a una fine.
Profondamente diverso.

I due italiani incontrati al sito dei guerrieri:
L: “Scusate, ma da dove si entra?”
It: “eh, qui trovate il padiglione uno, poi man mano proseguite e trovate il due e il tre…”
L: “Ma come sono?”
It: “Beh, il primo e’ bello, spettacolare, gli altri insomma… il econdo ancora ancora, l’ultimo mah… non c’e’ nulla…”
Ok: il primo e’ spettacolare, me e’ affollatissimo e le statue sono molto distanti. Il secondo e piu’ tranquillo, ma ci sono poche statue e si vedono bene. Il terzo e’ quello dove ancora stnno compiendo gli scavi, le statue sul terreno ancora a pezzi appena dissotterrati, ma vi è l’esposizione di alcune statue nelle teche, e le si può oservare da vicino, tutti i lineamenti del viso, tutti i particolari della divisa. Vi e’ anche l’esposizione delle armi, dove, udite udite, si dice che siano cromate! Ebbene si’, la cromatura inventata dai tedeschi nel ’36 era stata scoperta dai cinesi 2000 anni prima!!!
It: “Ma voi siete qui da soli?”
L: “Sì’, voi?”
IT: “no, siamo con un gruppo organizzato.”
Si vede…

L: “Dov’e’ il bagno, che’ ci devo andare anch’io?”
C: “Ah, beh, prepara il naso…”
Ristorante a Xi’an, dove Luca e’ stato tirato dentro dala cameriera.

L: “I cinesi mangiano bene, niente latte o derivati.”
Colazione alla svizzera nell’ostello: pane e formaggio (= sottiletta!)

Il posto dove Luca si trasferirebbe: la moschea di Xi’an: un posto pieno di pace e tranquillità.
L: “Ma dove sono questi terroristi musulmani in Cina?”

L: “Sono riuscito a fare una foto senza cinesi!”

La bambina in stazione a Xi’an: una fotografa provetta! I suoi nonni: una coppia ancora affiatata! La signora della stazione: incitava la bimba a fare foto!
… avessimo capito una parola di tutto quel che ci hanno detto!

Beijing (Pechino) - dal diario di viaggio

Le due signore della muraglia:
Cinese: “How much did you pay for the book?”
C: “They asked me 100, I got it for 90.”
Cinese: “Well, they asked us for 80, so you didn’t py too much. Anyway was expensive, but here it’s more to help, because they are from the country, they are very poor people, if you give them more it’s for help.”

L: “Per un attimo ti ho vista in fondo alla rampa… Stai bene? Riesci a stare in piedi?”
La Innocente che stava per cadere dalla muraglia cinese! Etichettata a vacanza…

La pugliesa sul pugliese!

Il musicista mendicante:
C: “La tua logica non mi piace! Perché devo dargli meno?” (di 5 yuan)
L: “Io non voglio dargli più di quel che è giusto per loro, anche se per me è poco.”
L: “Perché devi ostentare la tua ricchezza?”

Noleggiare una bicicletta a beijing: trovare l’esatta frase nel frasario, farla leggere alla fruttivendola e osservare il suo sguardo perplesso… non sa leggere! Allora eccola che chiama la fruttivendola della bancarella accanto, che arriva, legge e ci indica la direzione da prendere… aiutare il prossimo, per la proprietà transitiva…

David: ha un negozio di dischi, ci ha noleggiato la bicicletta per andare al Tempio del Cielo mobilitando metà delle sue conoscenze e guadagnando 40 yuan extra per quel giorno… peccato non sapere più nulla di lui, amico di un americano che insgna inglese in Cina, l’inglese lo sa bene, eccome.

C: ”Ma quanti so’ ‘sti cinesi!”

La pechinese col pechinese nel cestino della bicicletta a Pechino!

Parliamo di pechino (quando beijing verrà tradotto in italiano userò il nome nuovo della città, promesso!) beh, non mi sembra molto diversa da altre città che ho visto, nel senso che da quello che diceva kristy doveva esere tutto diverso, ma nonostante ci siano diferenze ci sono anche molte somiglianze… l’architettura è diversa solo nei palazzi antichi, tipo i templi, ma per il resto mi sembra il solito blocco di cemento occidentale…viviamo però nel più bel hutong della città: gente che va e che viene a tutte le ore, bici ed auto che fanno lo slalom tra i pedoni, colori ovunque, anche nella via di fronte, che sembra un mercato da tanto che è stretta, ma in realtà quei loculi sono proprio negozi…
E quanta gente c’è! Ma quanti sono questi cinesi?! Sono ovunque! Come dice Luca, per una volta siamo noi gli stranieri che vengono subito additati… ma qui non ti additano, a volte neppure ti guardano, ti notano solo i negozianti, che ti catturano e ti trascinano nel negozio… il nostro shopping (cioè vagare di negozio in negozio comprando solo da una parte, massimo due, qui non si può fare… se entri è per comprare, se guardi è perché sei interessato.
Ieri sulla muraglia cinese due signore ci hanno seguito per due ore pur di venderci un libro (che abbiamo pagato forse troppo). Che tenacia! Non era mica facile farsi tutto quel pezzo di muraglia… Vabbè che saranno abituate, però… forse molte delle persono che ho visto sono povere, ma non semba. Nonostante sia umile il mestiere che fanno, sono persone che appaiono in tutta la loro normalità… ma credo che per notare queste cose bisogni aspettare le prossime tappe…

Disonestà: la signora che ha dato 5 decimi di yuan a Luca come resto, invece che 5 yuan… Luca le ha pure detto che non era giusto, ma lei ha fatto finta di non parlare inglese e ha detto che andava bene cosi’… disonestà… (Summer Palace)

L: ”Il mio viaggio è la signora che è appena passata, attraversa il ponte cantando.” (just out of the Summer Palace)

Onestà: la signora che ha chiesto 3 yuan a luca per il pane, lui ha capito male e gliene ha dati 30, lei li ha guardati perplessa, ha preso tutte le banconote in mano per separarne due, le ha ridate a Luca con il resto di sette.
L: “Quella signora è stata onestissima, mi a commosso.”

Lama Temple:
Tutto si gioca sul numero 3: 3 gli inchini quando si prega il Buddha, 3 incensi da offrire. Gli inchini si fanno con i palmi rivolti veso l’alto. Penso significhi offerta. Ancora non so cosa dicono i buddhisti nelle loro preghiere.
C: ”E’ un posto spirituale.”
L: ”Rispetto la loro spiritualità.”

L: “Possibile che ogni volta che entriamo da qualche parte iniziamo a discutere?”

Ristorante vicino al lama temple, la cameriera non parla una parola di inglese ed il menù è tutto in cinese… dopo infruttuosi tentativi di parlare a gesti, un ragazzo si alza dal tavolo di fianco e ci dice cosa c’è da mangiare… aiutare il prossimo, per la proprietà transitiva…

C: “Ma qui costa tutto come in italia! Sei matto a fare shopping qui?!”

L: “Mi sembra cosi strano: molti mi hanno parlato di pagode e templi, ed ora sono qui a vederli…”

L: “E questo?” (il nomade davanti alla Città Proibita)

L: ”Una volta trovata la chiave della bellezza perché cambiarla? Anche se dopo un po’ diventa monotona…”
Kristy: ”The first time in Asia you’ll do a lot of photos, because everything is different, but after a while everything will look the same.”
L: ”E’ monotona ‘sta Cina!”

L: ”Ma dove sono i vecchi a Pechino?

Fei: il cameriere del nostro ristorante preferito, a 20 metri dall’ostello, in gama, 22 anni ma ne dimostra 15 (qui tutti sembrano più giovani: magro come un chiodo, barba inesistente, appena un po’ di peluria come baffi), curioso di imparare l’inglese, si è scambiato la mail con Luca.
Tontin: ragazza collega di Fei. Nome sconosciuto, così soprnnominata perché (purtroppo) non sembra molto sveglia… Fei piuttosto che spiegarle come sare la macchina fotografica ha preferito aspettare 5 minuti che arrivasse qualcun altro per scattare la foto!
Il ragazzo dell’albergo: nome ignoto, inglese ottimo, dedito al lavoro (difficilissimo scambiarci due parole, ha sempre qualcosa da fare), organizzatisimo e velocissimo… un mago del servizio efficiente! Prevede il prolema prima che si ponga… Oggi ci ha chiesto dove andavamo e ha scritto “west train station” in cinese su un foglietto: “Give it to the taxi driver!” Lavoro soprattutto la sera. (Ma hanno diritto ad almeno un giorno libero a settimana qui?)
Il vecchietto del risciò: guizza tra le auto come un’anguilla tra le carpe… tanta voglia di comunicare, e ottimo linguaggio del corpo quando vengono a mancare le parole! (soccer…)

Dublin

>

Ok guys, dirty Dublin is the city in which I lived for more than one year, and that's still to be continued. I know it's full of difects, maybe it's got more faults than virtues, but it's Dublin, and there's a lot to know about it.

The most common thing that you can hear about this city is that Dublin is NOT Ireland. That's true. Most of you may ask why. Well, think that 15% of the people leaving here are not Irish (though Ireland has a pretty high foreigners percentage, 11%) even if when you walk in the street this may not be the sensation you perceive (you have more the sensation of being in a real melting pot). But that's only statistics. The lifestyle of Dublin is now a mix of Irish and Western tradition. Or better, Dublin is the degeneration of Irish tradition due to the encounter with the most spread Western lifestyle. Which means: if Irish people traditionally drink a lot only to forget in the evening how harsh has been the day, Dubliners drink alcohol only to trasgress, only for drunkness' sake, only because nowadays you can have fun only if you are drunk. Whatever is your point of view on this topic, Dublin city center is today the right place to be if you want to wander from pub to pub, from disco to disco, if you want to have the time of your life.

This does not mean that all of Dublin limits to this. There's a lot of places in Dublin I've liked to visit, much quieter and more interesting places than discopubs or Temple Bar Square. There's edges of tranquility in Dublin that, I think, most people don't know. Not as famous as the Guinness Storehouse, places like the Grand Canal, St. Anne's Park, Christ Church Cathedral remain hidden from the visitor's eyes, who does not know that he's missing to see the best part of the city. But maybe these are just places that we, inhabitants, know. I remember a scene in “L'auberge espagnol”: the protagonist, a parisian, says something like “I discovered myself wandering in the streets that no parisian would ever walk along”. It's the same: there's places no Dubliner would ever go to, as there's places no tourist will ever know about.

mercoledì 5 marzo 2008

Mizen Head

I woke up on the back seat of the car. It was the second night I slept in it. The night before I tried to find a hostel in those little towns of that God forgotten part of Ireland, but no hostel listed in the guidebook answered the phone, which meant that they were no more existing or, if still existing, closed at night. I couldn't afford a hotel, so my back prepared to twirl all night in a room as large as me.
I spent the morning in trying to get some wet napkins and, above all, using them to take some kind of shower, and fortunately I found a public bathroom after a while where of course it was impossible to use water but at least I could strip without lap-dancing as it would happen in the car under the sleeping bag to avoid public shows.
Refreshed (I can't say washed) I looked through my map while my foggy morning brain was trying to recollect the route I had planned for the day. I wanted to quickly visit Mizen Head first, and then head for the Beara peninsula: I read in the guidebook that Mizen Head is the southest point of the Irish island, and of course I wanted to reach it, and that I could have rock climbed outdoors in the Beara peninsula, which would have been my first time. It was however already 11.30, and I had to start my journey back no later that 4 p.m. to be on time in Dublin. So I said to myself “Let's visit the southest part of Ireland first, looks like being the arrival of some sort of competition. With the time left I'll decide what to do”. And off I went.
I was driving from Skibbereen towards Mizen Head, and the landscape was gorgeous: I was in my car waving through the green Irish hills, with no horizon in front of me as my direction was the seaside and the slopes seemed to lower as I was approaching the ocean. After every bend there were still hills at the sides, but also an empty space opening towards the sky at the end of my field of view.
After an hour or so I reached its parking lot and I stopped to observe the big elica of an old unlucky ship sunk not far from there. I was too tired and loath to look at the museum, so I just bought my ticket to pass the gates and walk up and down the cliffs to reach the lighthouse.
If I judged the trip from the lighthouse I would be disappointed: the only old thing to see there is a lamp, which is the nearest place to the southest point of the island. Well, there's also a girl sitting there all day long which is not only a watcher but also a guide, but I was too afraid of being asked a quite high price for a slice of knowledge, so I didn't ask her anything. I want to judge the trip from everything else around me though. The summer had been shit that year, especially in Dublin, but I was told that usually in the South the weather is better than in the capital. That day I was graced: when I reached the head it was a lovely, even if damned windy, day and I could stand on the southest part of Ireland looking into the blue, either I wanted to look at the sea or at the sky. I saw the sea under my feet, waves crushing against the descending cliffs, I could look into the open ocean or north, where other peninsulas stretched their fingers towards far America like the Irish people leaving the Country decades before. Green and grey melted on those hilly pieces of land that I was trying to observe blinded by the brightness of the sunlight. I spent some minutes there, fascinated by the beautiful day. After a while I went back to my car, which I found incredibly hot that day. My aim, as I said, was to go to the Beara peninsula and check if the guidebook was right and I could get to climb, so I started driving back on the narrow road that led me there. But, I don't remember if accidentally or after a meditated conclusion of shortening the trip in order to be the less possible stressed, I lost my way among those narrow roads, more or less when I parked the first time to take a picture of the bays that winded between the green hills, much more visible now that I was driving in that direction than when I arrived. I went on and on in those streets, with the sea at my very side, up and down the hills and through green plains. After a bend I saw a little beach, the same one that I glimpsed in the morning, and I took the street on the right at the crossroads to not lose the view of the blue. After other hilly bends, there comes another little beach, at the bottom of a bay surrounded by green hills no taller than needed. And that was paradise. I couldn't resist. I parked in a hollow of the road and reached the beach on foot. I had no swimming suit with me, I didn't plan to go for a seaside trip, so I simply took off my shirt (my green bra was absolutely mistakable with a swimming suit, and surely much more fashionable than all Irish swimming suits around me) and rolled up my cotton trousers to enjoy at least a bit of the unusual warm weather I found in that corner of Ireland.
I tasted the ocean water: my toe nearly froze. I didn't regret not having a swimming suit: it would have been useless. I went back on the beach and took possession of a low rock as big as me emerging from the sand, the right size to lay on it. I enjoyed the next two hours: sleeping and relaxing in the sun, how much did I miss it! But time went by and I had to start thinking about the 4 hours return trip that were waiting for me on the road back to Dublin. I had to give back the car at 8pm and it was already 4, I still had to redress, walk back to the car and farewell the place.
I started to collect my stuff and went in the direction of the parking spot I found, but I didn't want to go along the main street, beside the cars already mashed to fit the road. So I started to climb a cliff and went along it, delighted by the sapphire watercolor and crystal seafoam splinters which crashed onto the rocks. After a while the cliff was no more walkable, and I was forced to step over a wall onto the asphalt. And there I turned around and was blessed: the summer day melted the green of the hills on the blue of the sea, and land and water became one soul caressing my eyes. The pale sand was just a spot dividing all this from the green waves of the inland. I stopped to take some pictures and couldn't help spending a few minutes on that wall along the street. It was enchanting.
The enchantment couldn't last, as a curse was pending on me: didn't I return the car on time, would I have been fined. It was so real that tore me apart abruptly from that blessed bend and led me to the car, which I luckily and unusually found as a huge piece of boiling iron. I had to linger there for some minutes to keep the windows open and let the sea breeze change the equatorial climate of the cabin into a North European summer. I took the chance to impress the camera roll with memories of the bay laying on the other side of the bend, wider than the little treasure I found and less melodic, but perfect to slowly put me back into the usual world.
I started driving slowly despite my delay, and tried as long as I could to keep the sparkling blue at my side, but the moment came when I was slurped by the waves of the Irish green sea on the road that took me back to Dublin.

Sorry, no digital photos of this place! (... yet...)