martedì 28 marzo 2017

Le ciliegie

Sto cercando di scrivere un libro, come se fosse facile, e mi ritrovo di fronte al blocco dello scrittore. Un po' perché mi manca il tempo: due ore e mezza di commute giornaliero sono tante. È vero che all'universita ho preparato interi esami sui treni, ma ero giovane e non mi stancavo così facilmente. Inoltre, non lavoravo otto ore al giorno. A volte i corsi erano intensivi, ma c'era sempre quell'atmosfera rilassata che creano gli studenti, perché se un giorno non ti va di andare ai corsi perché sei stanco, non ci vai e basta. Ti farai dare gli appunti dalla secchia di turno, studierai a casa e non se ne accorgerà nessuno. Al lavoro non è così. Se non hai voglia di andare al lavoro, devi avere un piano d'azione. Devi avere almeno qualche linea di febbre per assicurarti un certificato medico. Ed è vero che in Irlanda sono più rilassati e ogni tanto si può semplicemente stare a casa in hangover con il tuo capo che lo sa ma non importa perché prima o poi succederà anche a lui. Ma comunque se credi in una certa etica del lavoro non ti va di restare a casa solo perché sei ubriaco, o anche se non sei ubriaco, non vuoi stare a casa solo per indolenza verso la società. Quindi alla fine vai al lavoro controvoglia, e ti stanchi il doppio. E alla fine, anche se hai due ore e mezza al giorno da dedicare alla scrittura, le usi piuttosto per sonnecchiare e riposarti.
Poi arrivi a casa e dici, se hai sonnecchiato in treno sarai riposato a casa. E invece no, perché appena metti il piede in casa devi cucinare, fare le lavatrici, piegare la roba asciutta, e per fortuna che mio marito lava i piatti e i pavimenti!!! Alla fine appoggi il culo sul divano alle dieci di sera e l'unica cosa che hai voglia di fare è spegnere il cervello. Se poi alle rogne quotidiane si aggiunge l'organizzazione del tuo matrimonio o le carte per comprare casa, jackpot: la Luas diventerà l'unico momento da dedicare a te stessa. E solo perché non ho uno smartphone, che così almeno ho una scusa buona per sconnettermi dal mondo.
Ecco, visto? Ho iniziato questo post due giorni fa, e adesso non so più cosa volevo dire :( Immagino che volessi disquisire su quanto tempo ci vuole per dedicarsi alla scrittura. Perché ci vuole tempo: quelle persone che scrivono sui blog giornalmente o sono tutte casalinghe, o sono tutte da lodare per l'impegno che ci mettono e il tempo che ci dedicano. Io ho aperto questo blog anni fa, e l'ho aggiornato solo saltuariamente. E negli ultimi anni proprio quasi per niente. E forse è questo il segreto della scrittura. Forse è come le ciliegie: una tira l'altra. Quindi forse, con il piu scrivere, le parole sgorgheranno senza che quasi me ne accorga. E forse è quello di cui ho bisogno per sbloccare lo scrittore che è in me.
D'altra parte, a pensarci bene, ho iniziato prestissimo a tenere un diario. Credo di aver scritto le prime pagine di diario quando avevo 8 anni. Anche lì, tra una pagina di libro e l'altra, quel libro che volevo scrivere solo perché volevo usare la macchina da scrivere, e che in realtà era una versione in prosa di tutti i fumetti che leggevo all'epoca. In realtà, non ho idea se 8 anni sia presto, tardi o nella norma. Ma da quella volta ho sempre messo i miei pensieri per iscritto, in un modo o nell'altro. Al punto che oggigiorno preferisco comunicare per iscritto piuttosto che oralmente. Tipo al lavoro, dove ho imparato a odiare il telefono - molto meglio nascondersi dietro una tastiera, dietro la quale è più facile mentire senza essere sgamati, ma anche essere se stessi e diretti. Per fortuna vivo nell'era informatica.
Insomma, se scrittura porta scrittura, forse devo solo scrivere, qualsiasi cosa, per portare ispirazione a me stessa. D'altra parte, ho comprato questo iPad qualche anno fa proprio per avere uno strumento di scrittura pratico da portarmi dietro. E allora usiamolo - che male potrà mai fare?