venerdì 7 marzo 2008

Aiutare il prossimo, per la proprietà transitiva...

Sophie: di Canton, è stata in ferie con un’amica a Lijiang da altri amici, le abbiamo incontrate all’aeroporto di Kunming, dove gli abbiamo chiesto cosa fosse successo al nostro aereo. Ovviamente era in ritardo di 4 ore! Poco dopo ci hanno avvisato che mostrando il boarding pass al gate ci avrebbero dato la cena, perché avevano capito che non l’avevamo capito! Le abbiamo reincontrate sull’autobus fuori dall’aeroporto, quando hanno dovutofare da interpreti tra noi e la controllore che non capiva dove volevamo andare. Parlando parlando, vengono a scoprire che non abbiamo un posto dove dormire, e si offrono di chiamare l’ostello della guida per vedere se hanno posto!!! Ma nessuno risponde, allora chiamamo un albergo (un po’ caro) vicino alla stazione Est, da dove partiamo noi per hong Kong la mattina successiva… prenotato l’albergo, ci da’ un foglietto con il nome e l’indirizzo scritti in cinese, il numero dell’albergo e il suo numero di cellulare “if you have any problems”. Scesi dall’autobus, la sua amica ferma un taxi per se’ e uno per noi e spiega al nostro la direzione, non dimenticandosi di dire che sarebbe meglio l’indomani prendere un taxi blu, rosso o giallo…

Commento di Luca: “Se ti sento parlar male dei cinesi anche solo una volta…”

Qualsiasi cinese che parlasse inglese abbastanza da capirci ci ha sempre aiutato. Capivano il nostro disagio e il nostro bisogno di risolvere un problema, e si attivavano per fare qualcosa. Forse è vero, molti lo facevano per denaro, ma il fatto di aiutare qualcuno in difficoltà fa parte del carattere, della cultura di un popolo. Qui in Cina tutti si aiutano, e tutti conoscono qualcuno che ti può aiutare. Fare una telefonata a qualcuno che parla sia cinese che inglese per fargli tradurre è normale per chi lo fa, non disturba chi lo riceve.

Appena fuori dalla guesthouse di shangri-la una serie di uomini ci hanno avvicinato dicendo “Car?” ma sembrava che non riuscissimo a capirci molto. Allora uno di loro ha preso il cellulare, ha chiamato qualcuno e ce l’ha passato. Era Ellen, che parlava sia cinese che inglese, e ci ha detto che questo signore ci stava ofrendo l’auto per due tre ore a 100 yuan (un buon prezzo). Abbiamo detto sì e abbiamo fatto forse la più bella gita della vacanza nei villaggi circostanti.

A Lijiang dovevamo prenotare il volo per Hong Kong o Canton, ma al’agenzia a cui ci hanno portato non parlavano inglese, come l’autista del taxi, e allora hanno chiamato Lilian, la ragazza della guesthouse, perché potesse tradurre le nostre richieste.

In Cina, chi sa l’inglese non fa parte di un’elite. Deve solo essere pronto ad aiutare gli altri più di prima. Ed a farlo volentieri.

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